Diffidenti a Silicon Valley


di Federico Rampini


A Milano e in Lombardia è riesplosa la controversia su «antenna selvaggia» ma gran parte delle istituzioni e dei politici locali minimizza il problema. L' inquinamento elettromagnetico è un mito degli ambientalisti ostili al progresso tecnologico? E allora perché nella capitale mondiale delle tecnologie avanzate, la Silicon Valley, i ripetitori della telefonìa cellulare sono molto più rari che in Italia? È proprio così. Qui in California, in assenza di certezze sui danni ecologici e sanitari delle onde elettromagnetiche, gli stessi industriali hitech preferiscono avere un cellulare che funziona male, piuttosto che correre rischi sulla propria salute.



Bisogna venire qui e vedere con i propri occhi, per capire che non esagero. La prima volta che arrivai nella Silicon Valley, girando tra Palo Alto e Menlo Park, l' università di Stanford e Cupertino, Santa Clara e Sunnyvale, notai che la ricezione del mio telefonino era mediocre, andava e veniva in maniera imprevedibile. Eppure la Silicon Valley è piatta quasi come la pianura padana, le montagne della Sierra Nevada sono lontane, non esistono barriere geofisiche che impediscano alle onde di viaggiare. Ma ogni volta che ci tornavo, notavo lo stesso problema. Provai ai cambiare il mio telefonino tribanda italiano con un cellulare locale: stessa cosa. Lamentandomi con un «locale» venni a sapere la verità. Proprio qui nella Silicon Valley dove hanno sede le più grandi industrie mondiali della tecnologia avanzata - a cominciare dal leader assoluto dei microchip, quella Intel i cui semiconduttori sono una componente essenziale dei telefonini - scarseggiano le antenne dei ripetitori elettromagnetici perché la gente non si fida. E quando dico «la gente», bisogna tener presente che la maggior parte degli abitanti della Silicon Valley sono manager, scienziati, informatici, programmatori di software: è una popolazione tra le più ricche, istruite e tecnicamente sofisticate della terra. Nonostante la crisi della New Economy, nonostante la recessione americana (che peraltro sta già finendo) qui continua ad esserci un tasso di disoccupazione molto più basso che in Germania. E nei pochi chilometri quadrati fra Atherton e Menlo Park c' è probabilmente la più forte concentrazione di miliardari dopo il principato di Montecarlo. Gli abitanti della Silicon Valley hanno però anche una coscienza ambientalista molto sviluppata. Le cittadine di questa zona, benchè siano le sedi di grandi multinazionali informatiche (da Apple a Cisco a Intel), sono delle cittàgiardino con una densità di verde invidiabile, sembrano località di villeggiatura più che centri industriali. E i quartieri generali delle imprese tecnologiche li chiamano «campus» come quelli delle università: hanno lo stesso aspetto. I sindaci eletti rappresentano fedelmente questa sensibilità. Perciò, tra le varie norme ambientaliste che qui vengono applicate con rigore, c' è una procedura molto severa per l' autorizzazione di ripetitori elettromagnetici. E di fatto i sindaci vietano sistematicamente l' installazione di nuove antenne. Anche se non esistono dimostrazioni definitive e incontestate sulla nocività delle onde per la salute umana, vale il principio di precauzione o di cautela: nel dubbio non si rischia. Gli abitanti della Silicon Valley preferiscono sopportare il disagio di cellulari che funzionano mediocremente, ma essere più tranquilli sulla propria salute e quella dei propri figli. Hanno fatto i soldi con la tecnologia, ma non vogliono che la tecnologia diventi una dittatura. -

La Repubblica del 3 maggio 2002
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/03/03/silicon-valley-il-telefonino-la-salute.html





7 commenti:

  1. 2 osservazioni:

    1) Il principio di precauzione citato non è applicabile alla protezione da campi RF/MW, poichè (riprendendo le linee guida stilate dall'UE) "il principio di precauzione presuppone l'identificazione di effetti potenzialmente negativi che derivino da un fenomeno, da un prodotto o da una procedura, nonchè una valutazione scientifica del rischio".

    Ora, nel caso dei campi sopracitati:
    -non si è a conoscenza dell’effettiva
    esistenza di effetti a lungo termine e non si sa nemmeno quale rischio le misure
    dovrebbero contrastare
    -l’applicazione del principio di precauzione richiede anche un’analisi preventiva dei costibenefici
    delle misure precauzionali, al fine di dimensionare correttamente le misure di
    protezione. Non avendo però a disposizione una relazione matematica tra dose e risposta
    per gli effetti a lungo termine, risulta impraticabile l’applicazione del principio.


    2) Diminuire il numero di ripetitori non coincide col ridurre le esposizioni della popolazione, poichè in una zona a bassa densità di ripetitori il cellulare, in fase di trasmissione, deve emanare una potenza superiore per inviare i dati alla Stazione Radio Base.
    Meglio quindi avere una densità più alta di ripetitori, cioè diminuire la potenza irradiata dal trasmettitore che appoggiamo all'orecchio quando parliamo.


    Giacomo

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  2. @ Giacomo
    1)Sulle osservazioni riguardo il principio di precauzione dissento. Non condivido la direttiva UE che riporti, e mi appello all'etimologia: se di PRINCIPIO di PRECAUZIONE si tratta, allora ha senso proprio quando non si è ancora trovata una prova dei danni microonde. Perderebbe invece di senso solo se si dimostrasse il contrario e cioè non è avvenuto.
    Esistono ricerche serie di cui ho già parlato
    (qui e qui) che mettono in evidenza il danno a lungo termine dei cellulari (che lavorano in varie frequenze, ma sempre microonde).
    Del rapporto costi benefici si potrebbe discutere, ma solo con una bella dose di cinismo si può pensare di confrontare i rischi per la salute umana con i benefici del senza-fili (quali sono? forse benefici economici? oppure quelli di assecondare la pigrizia? o lo status-simbol?)
    2)Condivido invece l'osservazione sul numero di ripetitori, ma credo che la soluzione sia di diminuire il traffico totale usando meno il telefonino.
    Saluti,
    W.

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  3. @ Wire:
    Il principio di precauzione ha l'obiettivo di prendere misure contro rischi potenzialmente gravi in circostanze caratterizzate da alta incertezza scientifica, senza attendere i risultati della ricerca scientifica.

    Poichè OGNI DATO SCIENTIFICO è FORNITO CON UN INCERTEZZA è evidente l’esistenza del rischio di un’applicazione sproporzionata in rapporto all’effettiva necessità di cautelarsi.
    La direttiva UE entra in gioco proprio per disciplinare l'utilizzo di questo strumento.

    Da qui mi collego all'osservazione sulla valutazione costi/benefici: non sapendo la relazione dose risposta come si possono dimensionare le misure di protezione?
    Si rischierebbe di prendere delle misure eccessive, senza senso, con ripercussioni economiche che graverebbero anche e soprattutto sui consumatori.
    Non è questione di cinismo, è questione di rendersi conto che oltre certi livelli si impongono limiti andando alla cieca.
    Ridurre di 1000 o di 1 milione di volte un fattore diventa uguale perchè non conosciamo la differenza negli effetti (non conoscerli significa anche mettere in conto che le conseguenze potrebbero non cambiare in modo significativo), ma cambia drasticamente quello che è l'applicazione pratica, tanto da rendere impossibile, a volte, il funzionamento del sistema.
    Ipotizza di non conoscere la relazione tra velocità di un veicolo e rischio di incidenti. A questo punto imporre un limite di 100 all'ora o di 20 all'ora in autostrada non ti fa capire quanto riduci il rischio. Può darsi benissimo che lo riduci di poco, se non conosci la relazione, ma è evidente che il limite di 20 all'ora è qualcosa che impedisce, di fatto, i trasporti in automobile.

    Per quanto riguarda le ricerche, i risultati non sono da considerare finchè UN'ALTRA RICERCA, SVOLTA IN CONDIZIONI PARI, CONFERMA I MEDESIMI RISULTATI.
    Ne esistono migliaia di ricerche, anche con risultati opposti a quelle che hai indicato.
    Uno dei casi più clamorosi è quello del Dr.Repacholi, che nel 97 ha sottoposto topi transgenici a radiazioni simili a quelle emesse dai cellulari. I risultati hanno indicato un significativo aumento dei linfomi. I mass media hanno proclamato la scoperta, nonostante la cautela raccomandata DAGLI STESSI STUDIOSI in attesa di risultati di conferma.
    Nel 2002 è stata condotta una ricerca in pari condizioni e i risultati di Repacholi sono stati smentiti, ma nessuno l'ha mai detto.
    Raccomando cautela quindi nel considerare i risultati di uno studio.

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  4. Su questo siamo tutti d'accordo, la cautela è una virtù!
    In merito alle osservazioni sul numero di ripetitori, ogni antenna ha un tetto massimo di traffico, e quindi potenza e intensità. Quindi meno antenne ---> meno traffico ---> meno onde elettrosmog

    Ciao.

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  5. @ Sinai:
    Riguardo il numero di ripetitori, o non hai compreso il mio discorso sulla relazione numero di ripetitori/potenza irradiata dal cellulare, oppure in base alla tua logica potremmo ridurre i consumi di energia elettrica lasciando tutti senza corrente per qualche ora al giorno.

    Ciao.
    Giacomo

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  6. Per mettere daccordo entrambi, diciamo anche che due ripetitori da 500 watt sono meglio che uno da 1000 (anche se non sono sicuro se queste potenze sono realistiche)

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  7. Le potenze dei canali di trasmissione si aggirano intorno ai 25 W.

    Giacomo

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